E’ durante la dominazione francese, e precisamente con Gioacchino Murat, che fu stabilita, con il decreto del 22 ottobre 1812, l’istituzione degli archivi provinciali, che, alle dipendenze dell’Intendente, avrebbero dovuto conservare le carte degli antichi tribunali ante 1809, nonché tutte le altre carte non più utili all’ amministrazione corrente.
La legge borbonica del 12/11/1818, n. 1579, conferma quanto stabilito dal decreto francese e dà indicazioni sull’ubicazione della sede, che doveva essere nella stessa Intendenza o nella vicinanza di essa.
Il problema della sede per Catanzaro non fu di facile soluzione; furono proposti i locali del Convento di San Domenico, che ospitavano gli antichi Tribunali e custodivano le carte dell’abolita Cassa Sacra.
Solamente negli anni 1830-1833, il Consiglio Provinciale di Calabria Ultra Seconda prende in considerazione il problema della costruzione della sede dell’Archivio, tanto che ne fu commissionato il progetto. Questa idea non si concretò con facilità; solo nell’anno 1838, l’Intendente, il Principe di Giardinelli don Gaetano Starraba, dava all’ingegnere provinciale Raffaele Ingaldo l’incarico di redigere un progetto, in conformità di quanto dettato dall’art. 36 della L. 12/11/1818, per adibire ad uso di Archivio provinciale i locali del fabbricato dei Tribunali. Nel 1839 il Ministro degli Affari Interni, Nicolò Santangelo, comunicò all’Intendente di Catanzaro, Principe di Giardinelli, l’approvazione della “riduzione” dei locali a piano terra del fabbricato dei Tribunali per essere adibiti ad Archivio Provinciale. Nel 1849 i locali furono occupati dalle truppe borboniche che trasportarono il materiale archivistico nel Convento del Carmine, da dove rientrò solamente nel 1860, subendo, durante tale spostamento, danni e perdite non lievi. Nella sede dei Tribunali e nell’attiguo palazzetto del Giudicato d’istruzione, l’Archivio continuò a conservare la propria sede sino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando, per salvaguardare da probabili distruzioni il patrimonio documentario, venne trasferito in un piccolo comune della provincia, Cicala.
Ritornato nella sede naturale, a causa delle difficoltà belliche e della crisi degli alloggi, l’Archivio si vide ridotti i propri locali, parte dei quali furono assegnati a sfollati e senza tetto, mentre quelli rimasti in uso erano ridotti in condizioni pietose. Furono presi in fitto dei magazzini nelle prossimità sino a quando l’Istituto non trovò un’adeguata sistemazione, per quanto concerne i depositi, nel rinnovato edificio che ospita, attualmente, nella rimanente parte, il Comando Regionale della Guardia di Finanza.